Le Origini del Totalitarismo

Egg of AlienUna recessione, soprattutto se prolungata, non porta mai niente di buono.
Quanto a lungo può resistere un tessuto sociale, prima di stracciarsi del tutto? Quanto ancora possono essere tesi dei fili già logori prima di cedere irrimediabilmente?
Come un corpo malato, una società già debilitata si consuma in fretta, ma solitamente non collassa mai del tutto. Piuttosto, involve in qualcosa di diverso e peggiore, attraverso una ripugnante serie di processi degenerativi. Species IIMuta e si trasforma alla stregua di un organismo mutogeno, istintivamente animato da un estremo e perverso spirito di sopravvivenza. Più o meno come avviene in quelle specie mutanti intaccate da organismi parassitari, che hanno fatto il successo del cinema di fantascienza…
The FlyDa questo punto di vista, le pulsioni autoritarie sono una costante, come una malattia a ricaduta ciclica in una società conservatrice quale la nostra, geneticamente predisposta per ogni avventurismo dalle inclinazioni totalitariste.
Nel 1951, la sociologa e studiosa Hanna Arendt pubblicò sul tema un’opera dal titolo significativo: Le Origini del Totalitarismo. Divisa in tre parti (antisemitismo; imperialismo; totalitarismo), l’opera della Arendt analizza secondo una prospettiva unitaria ed interconnessa lo sviluppo progressivo dei regimi totalitari, ponendo una particolare attenzione ai processi trasformativi delle classi sociali in epoca moderna, alla funzione della “massa” e alle conseguenze dell’alienazione sociale. Al contempo, prende in disamina il ruolo della propaganda e della violenza, per l’affermazione dei dispotismi contemporanei.
Per alcuni aspetti datato, “Le Origini del Totalitarismo” presenta spunti curiosamente attuali nello studio del totalitarismo (III parte), inteso come prodotto di una società senza classi sostituite dalla ribalta politica di masse amorfe e disgregate. Si tratta di folle anonime, dalle provenienze trasversali, costituite in prevalenza da “disperati” travolti dalla disoccupazione e dalla crisi economica della Grande Depressione (del 1929), “pieni di risentimento” contro i vecchi partiti tradizionali che identificano come strumenti e associano all’odio verso le invisibili potenze dominanti (oggi piace chiamarli “poteri forti”)…
È una lettura istruttiva, che vale la pena di proporre in una piccola selezione assai evocativa:

Shadow of nazis«I movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo ovunque ci siano della masse che per una ragione o per l’altra si sentono spinte all’organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili. Il termine “massa” si riferisce soltanto a gruppi che, per l’entità numerica o per l’indifferenza agli affari pubblici o per entrambe le ragioni, non possono permettersi una organizzazione basata sulla comunanza di interessi, in un partito politico, in un’amministrazione locale, in un’associazione professionale o in un sindacato. Potenzialmente, esiste in ogni paese e forma la maggioranza della folta schiera di persone politicamente neutrali che non aderiscono mai ad un partito e fanno fatica a recarsi alle urne.
Fatto caratteristico, i movimenti totalitari europei, quelli fascisti come quelli comunisti dopo il 1930, reclutarono i loro membri da questa massa di gente manifestamente indifferente, che tutti gli altri partiti avevano lasciato da parte perché troppo apatica o troppo stupida. Il risultato fu che in maggioranza essi furono composti da persone che non erano mai apparse prima sulla scena politica. Ciò consentì l’introduzione di metodi interamente nuovi nella propaganda e un atteggiamento di indifferenza per gli argomenti degli avversari; oltre a porsi al di fuori e contro il sistema dei partiti nel suo insieme.
[…] Il successo dei movimenti totalitari fra le masse segnò la fine di due illusioni care ai democratici in genere, e al sistema di partiti degli Stati nazionali europei in particolare.
La prima era che il popolo nella sua maggioranza prendesse parte attiva agli affari di governo e che ogni individuo simpatizzasse per l’uno o per l’altro partito; i movimenti mostrarono invece che le masse politicamente neutrali e indifferenti potevano costituire la maggioranza anche in una democrazia, e che c’erano quindi degli Stati retti democraticamente in cui solo una minoranza dominava ed era rappresentata in Parlamento.
La seconda illusione era che queste masse apatiche non contassero nulla, che fossero veramente neutrali, e formassero lo sfondo inarticolato della vita politica nazionale. Ora i movimenti totalitari misero in luce quel che nessun organo dell’opinione pubblica aveva saputo rivelare: che la Costituzione democratica si basava sulla tacita approvazione e tolleranza di settori della popolazione politicamente grigi e inattivi non meno che sulle istituzioni pubbliche articolate e organizzate. Così quando questi movimenti entrarono in parlamento, malgrado il loro disprezzo per il parlamentarismo, mostrarono una certa incoerenza, ma in effetti riuscirono a convincere la gente qualunque che le maggioranze parlamentari erano fittizie e non corrispondevano necessariamente alla realtà del paese, minando per giunta la fiducia dei governi che dal canto loro credevano più nel dominio della maggioranza che della Costituizione.
Si è spesso fatto rilevare che i movimenti totalitari usano e abusano delle libertà democratiche per distruggerle. Non si tratta di abilità diabolica da parte dei capi o di stupidità puerile da parte delle masse. Le libertà democratiche si basano certamente sull’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, ma acquistano un senso e funzionano organicamente solo dove i cittadini appartengono a determinati gruppi da cui sono rappresentati, o formano una gerarchia sociale e politica.
Manifesto nazista degli anni '20 - il bravo uomo del popolo imbraccia il forcone contro banchieri e politicanti[…] È difficile rivelare la differenza tra le organizzazioni della plebe del XIX secolo ed i movimenti di massa del XX perché i moderni capi totalitari non si distinguono molto dai vecchi demagoghi […] Le masse condividono con la plebe un’unica caratteristica: l’estraniamento da ogni struttura sociale e dalla normale rappresentazione politica. Esse non ereditano, come quella (sia pure in forma pervertita), i principi e gli atteggiamenti della classe dominante, ma riflettono e pervertono i principi e gli atteggiamenti di tutte le classi. L’orientamento dell’uomo di massa non è determinato soltanto, o principalmante, dalla specifica classe a cui un tempo egli apparteneva, ma piuttosto dalle diffuse influenze e convinzioni che formano il bagaglio inarticolato di tutte le classi della società.
[…] Il crollo del sistema classista implicò automaticamente il crollò del sistema dei partiti, soprattutto perché questi, essendo organizzazioni di interessi, non ne avevano più da rappresentare…. [I partiti] avevano inoltre perso, senza accorgersene, quei simpatizzanti passivi che non si erano mai curati di politica perché ritenevano che ci fossero i partiti per difendere i loro interessi. Di modo che il primo segno del tramonto non fu la diserzione dei vecchi militanti, bensì l’incapacità di reclutarne di nuovi tra le giovani generazioni, oltre che la perdita del tacito consenso e appoggio delle masse disorganizzate che, uscite d’improvviso dall’apatia, si buttarono dovunque avvertissero l’occasione di manifestare la loro ostilità verso l’intero sistema.
Il crollo della muraglia protettiva classista trasformò le maggioranza addormentate, fino allora a rimorchio dei partiti, in una grande massa, disorganizzata e amorfa, di individui pieni d’odio che non avevano nulla in comune tranne la vaga idea che le speranze degli esponenti politici di un ritorno dei bei tempi andati fossero campate in aria e che quindi i rappresentanti della comunità, rispettati come i suoi membri più perspicaci e preparati, fossero in realtà dei folli, alleatisi con le potenze dominanti per portare, nella loro stupidità o bassezza fraudolenta, tutti gli altri alla rovina. Non contava molto che la temibile solidarietà negativa derivasse dai più diversi motivi, che il disoccupato odiasse lo status quo e le potenze dominanti sotto forma di socialdemocrazia, il piccolo proprietario espropriato sotto quella dei partiti di centro, e gli ex appartenenti alla media e alta borghesia sotto quella della destra tradizionale.
[…] I movimenti di massa attrassero, prima e molto più facilmente dei partiti tradizionali che erano inclini all’associazione, gli elementi completamente disorganizzati, i tipici “astensionisti”.»

 Hanna Arendt
“Le Origini del Totalitarismo”
Edizioni di Comunità (pagg. 427-439)
 Milano, 1967

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24 Risposte to “Le Origini del Totalitarismo”

  1. Questo tipo di citazioni, tratte da studiosi che hanno riflettuto a lungo sulla natura dei movimenti di massa e le derive autoritarie (fra i quali anche Canetti, Gustave Le Bon, Eric Hoffer, etc.) sono sempre impressionanti per le similitudini che rinviano alla situazione odierna dell’Italia; naturalmente non tutti i movimenti sono uguali per volontà, determinazione, risultati – i movimenti di lotta degli anni ’60 e ’70 avevano dei riferimenti teorici e di classe assai più strutturati, assolutamente non riducibili al pseudo movimento delle stelle (salvo alcuni aspetti new age e controculturali, ma qui ci sarebbe bisogno di un approfondimento non superficiale); mi limito a un paio di osservazioni “volanti”: 1) al casino politico-istituzionale non corrisponde, almeno finora, alcuna “effervescenza” di massa, salvo sporadiche “rivolte” corporative o NIMBY; agli 8,5 milioni di elettori dei 5S corrispondono meno di 30000 votanti alle sedicenti “parlamentarie” (e abbiamo visto la conferma a Roma, appena 1300 votanti per le primarie comunali, ciononostante scommetto un successone dell’avvocaticchio dei miei stivali); 2) è compito della UE, dei governi europei, delle istituzioni economiche darsi rapidamente un cambio di strategia, da un lato attraverso una “Conferenza europea sul debito” come richiesto da Syriza (http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/9744-syriza-fara-come-la-germania-federale.html), dall’altro ripensando completamente le strategie economiche (tipo nuovo piano Marshall o New Deal adeguato ai tempi), in mancanza di ciò non si potrà impedire che a Versailles succeda una nuova catastrofe internazionale
    Ciao

    • Il Ribelle Says:

      Ho letto con attenzione l’articolo, purtroppo devo dirti che non condivido gran parte di quello che riporta. Non si può attribuire la quasi totalità della colpa della situazione greca all’europa.

      Le soluzioni proposte sono poi inuattuabili (alcune proprio impraticabili) a breve termine e presupporrebbero una unità politica e fiscale.

      Nessuno in europa ha imposto tagli netti della spesa pubblica e altre politche ultra-liberiste, se non il (condivisibile) pareggio di bilancio che deriva da considerazioni di buon senso più che da complicati calcoli economici.

      Se poi sfori e chiedi gli aiuti e chiaro che le cose cambiano (ti arriva la troia (magari!) e rischi di peggiorare ancora, e questo è criticabile in toto, e a mio avviso va trovata una soluzione alternativa)

      Il problema è che assieme a gravi colpe dello stato si è unita una crisi finanziaria come quella del 29 e una recessione paurosa, che quindi rende inattuabili i trattati europei (che se non vengono cambiati ci porteranno tutti alla rovina). Uscire dall’Euro distruggerebbe comunque la grecia. L’unica soluzione sarebbe una soluzione di stampo new-deal (in salsa europea) dove la BCE dovrebbe agire come prestatore di ultima istanza, tanto per fare un’esempio. Ma per fare questo ci vorrebbe una fiducia reciproca dei vari stati e non so se questo avverrà mai.

      A disposizione per qualunque confronto, su questi interessantissimi temi.

    • Personalmente, considero la setta dei pentastellati una parentesi effimera destinata a consumarsi in fretta, per contraddizione interna e vocazione all’inconcludenza. Infatti non mi preoccupano in quanto tali le imbarazzanti protuberanze in parlamento del Grillo latrante, che evidentemente si crede una specie di demiurgo della distruzione creativa, con le sue cialtronate a getto continuo… Temere un Crimi (ma anche un Messora, una Lombardi, un Fico…), francamente, è attribuire un’importanza a dei (non) personaggi dallo spessore inesistente e un’offesa all’intelligenza di qualsiasi essere mediamente senziente.
      Dei movimenti totalitari manca il ricorso fondamentale allo scontro fisico contro i “nemici”, ma l’uso ininterrotto della violenza verbale, la pretesa di una adesione acritica e cieca ubbidienza al Capo politico, con un sistema collaudato di controllo ed intimidazione psicologica costante, non ha niente da invidiare ai suoi emuli storici… Tuttavia, questa è gente abituata ad abbaiare su facebook, pensando di fare la “rivoluzione” a colpi di like-it, mentre ciarlano di “decrescita felice” postando compulsivamente i proclami del Vate e le teorie economiche di Bagnai (delle quali dubito capiscano una parola).
      Infatti mi preoccupa il “dopo”, quando a breve l’inutile esperimento degli ensiferi fallirà in tutta la sua evidenza. Il grillismo militante, quanto e più della Lega (che almeno agisce su una base locale limitata), sta sdoganando istinti, pulsioni, irrazionalismi che, se sedimentati negli isterismi di una massa amorfa resa rabbiosa dalla retrocessione sociale, possono essere prodromi di qualcosa di molto peggiore.
      Non per niente, in Italia alla parola “popolo” (che presuppone una coscienza sociale nell’unitarietà di interessi condivisi) si predilige da sempre il peggiorativo “gente”, nell’illusione che i due termini siano equipollenti. Né bisogna dimenticare come gli italiani, in buona parte, siano analfabeti di ritorno che aborrono il pensiero complesso e detestano la critica sociale, ansiosi come sono di conformarsi all’ombra dei potenti, nel ruolo che è loro più confacente: i clientes con la sportula. Non credo sia necessario scomodare Marx, per ribadire come una massa di sottoproletari abbrutiti costituiscano da sempre le truppe predilette di ogni reazione.
      Più ancora della povertà, hanno il terrore di sembrare poveri. Impropriamente, mi viene in mente il triplice suicidio “per vergogna” a Civitanova nelle Marche. Ho provato un profondo disgusto per quella plebaglia lagnosa e ringhiante, che non sa protestare né tacere ai funerali, e nel suo furore cialtronesco se la prende con la Boldrini perché da commissario ONU ha avuto il gravissimo torto di occuparsi degli ultimi della terra. Nella psiche distorta di questa plebaglia, evidentemente si trattava di risorse sottratte a loro… e se non sei migliore di un negro allora di chi sei meglio?
      Infatti, mica protestavano contro le perversioni del capitalismo finanziario (all’origine dell’attuale recessione) o le retribuzioni scandalose di un Marchionne a fronte di una crisi irreversibile dell’industria automobilistica. No, la loro rabbia era contro i “politici” e gli “immigrati”.
      Del resto questo è forse l’unico paese al mondo che applaude ai funerali, come si trattasse di un live-show (hanno gradito lo spettacolo), mutuando i propri comportamenti dalla televisione.
      Nel mio piccolo, guardo alle mie conoscenze: piccoli borghesi frustrati in astinenza consumistica per erosione di reddito, parlano solo di soldi e venderebbero l’anima al diavolo per un pugno di euro (così possono pagarsi la vacanza esotica ma anche tanto alternativa).
      Per quanto, nel grillismo certe analogie culturali sembrano comunque immanenti nel loro irresistibile richiamo… Questo tipo di “movimenti”, nella loro dimensione massificata, in genere hanno tutti in comun deneminatore e medesimo sbocco…
      In un suo saggio del 1983, Zeev Sternhell guarda all’involuzione autoritaria nella Francia di inizio ‘900, ma certa parte dell’analisi può essere benissimo applicata all’Italietta contemporanea:

      «Per diventare una forza politica non aspetta altro che il fiorire delle condizioni socio-economiche propizie, cioè: una disoccupazione estesa; una classe media impoverita; dei piccoli borghesi terrorizzati.
      […] Il fascismo è nel contempo il risultato di una crisi della democrazia liberale e di una crisi del socialismo. È una rivolta contro la società borghese, i suoi valori morali, le sue strutture politiche e sociali, il suo modo di vivere. Il fascismo si presenta così come l’espressione di una rottura che reca tutti i segni di una crisi di civiltà
      […] Cosicché, non potendo richiamarsi a istanze sociali ben definite, il fascismo sembra mancare di consistenza, di superficie, se non di realtà. Inoltre le sue radici intellettuali sono poco chiare e si prestano a confusione.»

      Zeev Sternhell
      Né destra né sinistra. La nascita dell’ideologia fascista
      Edizioni Akropolis
      Napoli, 1984

      • Il Ribelle Says:

        “le teorie economiche di Bagnai (delle quali dubito capiscano una parola).”

        Bagnai è un professore che studia le cose e si appoggia ad alcune teorie condivise da alcune e invise ad altri. Un pò come la dicotomia liberisti e
        keynesiani anche se su concetti completamente differenti. E’ una persona seria che esprime le sue considerazioni economiche (anche se a volte si lascia andare un pò troppo a considerazioni personali discutibili) che altri economisti credibili ed importanti non condividono.

        Tanto per chiarezza centra poco con “la setta dei cazzari” se non per una bassa e becera strumentalizzazione da parte di Grillo. E comunque condivido quello che dice Sendivogius riguardo al fatto che gli Inetti Grullini capiscano poco o niente di quello che dice Bagnai.

        Grillo ha provato a fare la stessa porcata con Stiglitz: (che dice cose completamente diverse da Bagnai).

        Il Grullo Cazzaro dice: “Il nostro piano economico l’ha fatto Joseph Stiglitz, che è premio Nobel per l’economia, insieme a persone normali, a professori che sono in
        rete”

        Come a Stiglitz gli è arrivata voce ha provveduto a smentire il cazzaro e i suoi seguaci in modo secco e netto, chiedendogli “cortesemente” di evitare di
        nominarlo ancora quando si parla del programma economico del M5S.

        Quindi Grillo è un cazzaro e questo concetto lo continuerò a dire fino alla morte (come si capisce dai miei post).

        Se qualcuno avesse dubbi sul programma economico di Grillo (che è fumoso ed inconsistente allo stato attuale) vi riporto la considerazione di Paul Krugman (il merdoso Grullo ha provato a buttare nella mischia anche lui) che dice che Grillo insieme a Berlusconi potrebbe «destabilizzare non solo l’Italia, ma l’intera Europa» visto che il M5S ha «una piattaforma economica incoerente».

        Al programma della setta dei cazzari sta partecipando Lidia Undiemi, su cui come mi ha consigliato l’amico sendivogius, eviterò di sprecare parole, anche se la tentazione di scrivere tante e tante cosine in merito al suo “spessore come Economista” è veramente forte.

        Tanto per concludere facciamo una proporzione semplice semplice:

        Grillo:Stiglitz=Merda:Cioccolato

      • Il Ribelle Says:

        “Ho provato un profondo disgusto per quella plebaglia lagnosa e ringhiante, che non sa protestare né tacere ai funerali, e nel suo furore cialtronesco se la prende con la Boldrini perché da commissario ONU ha avuto il gravissimo torto di occuparsi degli ultimi della terra. Nella psiche distorta di questa plebaglia, evidentemente si trattava di risorse sottratte a loro… e se non sei migliore di un negro allora di chi sei meglio?”

        Non riesco a trovare parole per commentare, il mio anti-razzismo è talmente tanto radicato e profondo dentro di me che non sono disposto neanche ad aprire dei tavoli di discussione su alcuni argomentio.

        Conoscevo da tempo la Boldrini, di cui apprezzavo i suoi report lucidi e razionali ma profondamenti intrisi di umanità.

        Non ho vergogna di dire che il suo discorso di insediamento alla camera mi ha profondamente emozionato.

        Laura Boldrini ha riportato in parlamento una voce profonda di civiltà e umanità, decisa e forte, che mancava da tempo.

  2. Il Ribelle Says:

    Parlando con conoscenti di “Sinistra” che hanno votato Grillo ho trovato in loro un profondo antisemitismo (i banchieri ebrei ci stanno rovinando…Israele se potessi la raderei al suolo con una bomba atomica), che mi ha inquietato e smarrito. Scava che ti scava alla fine, dicono, i nazisti avevano ragione nei confronti degli ebrei solo che hanno sbagliato a purgarli. Queste persone credono fermamente nel complotto Giudaico-Pluto-Massonico e cazzate varie tipo i “Protocolli dei Savi di Sion”.

    Premetto che non vengo da una cultura di sinistra, ho capito di essere (dal mio punto di vista) di Sinistra, in età adulta.
    Faccio fatica, anzi aborro competamente le considerazioni di queste persone di “Sinistra”. Secondo loro sono di destra (interessante, quelli di destra mi definiscono “comunista”…mah…).

    O sono io che sono di destra o queste persone, a mio avviso, non capiscono nulla.

    Qualcuno mi può aiutare a capire?

    amico Sendivogius, sono di destra secondo te?

  3. Hannah Arendt, una grandissima, hai fatto davvero molto bene a citarla. L’attualità di queste considerazioni fa paura.

  4. @ Ribelle
    🙂 Solitamente, non attribuisco mai etichette rigide ai miei Lettori…
    Tuttavia, se proprio devo, come già sai, ribadisco la tua potenziale collocazione politica: centro-sinistra riformista e liberale di ispirazione socialdemocratica e laica.

    P.S. Non so bene che “sinistra” frequenti, ma i tuoi ‘amici’ hanno una seria confusione mentale… comunque anche i nazisti a loro modo si reputavano “socialisti” (nazionali).

    @ Lady Lindy
    Carissima!
    Sì, ho notato piccoli sospiri di dissenso all’interno della setta… Direi sommovimenti fisiologici… Attendo di capire quanto siano radicati e quale influenza possano avere sul resto degli adepti pentastellati.
    Ad ogni modo, mi aspetterei un po’ più di coraggio da eventuali ‘dissidenti’ interni….

    • Il Ribelle Says:

      “@ Ribelle
      🙂 Solitamente, non attribuisco mai etichette rigide ai miei Lettori…Tuttavia, se proprio devo, come già sai, ribadisco la tua potenziale collocazione politica: centro-sinistra riformista e liberale di ispirazione socialdemocratica e laica.”

      Ti ringrazio, so che non ti piace dare questi giudizi e per questo il mio grazie è sincero. Ed apprezzo la valutazione (e mi vedo esattamente come mi hai descritto tu!), di chi la politica la conosce e la studia a fondo. Questo mi darà più convinzione e forza quando parlerò nuovamente con dei personaggi ipocriti e ignoranti, che definivano il mio orientamento “sicuramente di desta”.

      “P.S. Non so bene che “sinistra” frequenti, ma i tuoi ‘amici’ hanno una seria confusione mentale… comunque anche i nazisti a loro modo si reputavano “socialisti” (nazionali).”

      Purtroppo sono frequentazioni, per vari motivi, (quasi) obbligate, di cui farei volentieri a meno. Ti posso però garantire che la diplomazia non è il mio forte e i miei giudizi sono piuttosto netti e diretti. Ed ovviamente non capita di rado che arrivo allo scontro verbale.

      • Io mi attengo scrupolosamente all’aforisma di Arthur Bloch, fedele al principio che il silenzio è d’oro e la parola è d’argento.
        Se non reputo interessante la conversazione e gli interlocutori, di solito non spreco neanche mezza parola…
        La cosa preserva dalle inkazzature superflue, perdite di tempo, con inutili dispersioni di energia e di fiato.

  5. @ ribelle
    libero di ritenere “impraticabili” soluzioni già praticate, guarda caso proprio verso la Germania, e continuare a difendere lo status quo e l’immobilismo, non vi lamentate poi se si diffondono i “populismi” e le “albe dorate”, la storia insegna che i primi ad accodarsi ai fascismi nascenti sono proprio i cosiddetti “moderati” e “conservatori”, del resto non c’è alcuna differenza fra il liberismo di Monti, l’anarcocapitalismo dei grulloidi e i liberisti “moderati”, è solo questione di lana caprina o di pseudo soluzione “alternative” (concorrenziali). A situazione eccezionale (e già abbondantemente avariata) si risponde con mezzi eccezionali, tutto sta a sapere da che parte si sta.

    • E’ l’illusione riformista, legittima e rispettabile (ma solitamente inefficace), di pensare che tutto sia sempre migliorabile “sedendosi attorno ad un tavolo”, attenendosi lapalissianamente a regole scritte da altri e che sono tutt’altro che “neutre” e “imparziali” e meno che mai “disinteressate”, nell’ansia complessata della ‘sinistra’ che si fa ‘centro’… Nel revisionismo arrendevole di essere riconosciuti come “credibili” e “legittimati” dagli antichi nemici, improvvidamente diventati “avversari” ed in infine alleati (di governo). Per il bene del Paese è ovvio!

      Quello che i nostri amici riformisti e liberldemocratici, pur nel buonsenso delle loro posizioni (flessibili nell’eterno compromesso), si rifiutano di accettare è che a scendere a patti col diavolo si finisce col perdere l’anima. Sempre.
      Specialmente quando si vuole disperatamente credere che il diavolo sia migliore di come lo si dipinge, e che “siccome io sono una brava persona anche lui allora non può essere così male come sembra…”
      La storia della SPD nella Repubblica di Weimar dovrebbe pur insegnare qualcosa.

    • Il Ribelle Says:

      “@ ribelle
      libero di ritenere “impraticabili” soluzioni già praticate, guarda caso proprio verso la Germania, Credo che le soluzioni vadano adattate al contesto e alla realizzabilità. Non detto che se un qualcosa è stato fatto e ha funzionato in un paese possa poi funzionare in un altro paese.
      Come si è visto per esempio con le politiche di tagli alla spesa che hanno creato il cosiddetto “moltiplicatore economico” in senso recessivo.

      Attenzione che la Grecia ha già subito una ristrutturazione del debito e la cosa non è che abbia cambiato la situazione. Per quello dico che la soluzione in Europa per gli incastri che ci sono la soluzione non è semplice ed andrebbe trovata e condivisa almeno dalla maggioranza degli stati membri. O si dà una svolta, a mio avviso radicale, alle politiche economiche a livello europeo o l’Euro è destinato a morire e poi ognuno andrà per la sua strada..

      “e continuare a difendere lo status quo e l’immobilismo, non vi lamentate poi se si diffondono i “populismi” e le “albe dorate””

      Io difendo lo status quo e l’immobilismo? mi sa che ti sei perso qualcosa oppure probabilmente mi spiego male quando scrivo.

      Il momento è drammatico e illudersi di risolverlo con soluzioni posticce può creare ancora più danni di quelli che ci sono. Specialmente se le soluzioni proposte sono più populiste, del rischio di populismo stesso che il problema può creare.

      Lo riscrivo: Secondo me una delle poche soluzioni disponibili potrebbe essere quella di un new-deal “adattato” all’europa (abbiamo la crisi del debito non lo dimentichiamo) con la BCE che funga da prestatore di ultima istanza (e bilanci per esempio le svalutazioni che vengono da fuori europa.

      Se questo ti sembra immobilismo vuold dire che parliamo due lingue diverse.

      Avallare soluzioni posticce non farà altro che dare fiato agli ultra liberisti che sono alle porte e non vedono loro di “risolvere il problema”.

      Ma da quello che è successo in Italia credo che la strada del libersimo sfrenato come soluzione ai problemi sia già stata spianata.

    • Il Ribelle Says:

      “non vi lamentate poi se si diffondono i “populismi” e le “albe dorate”

      Non mi esprimerò sulla Grecia, ma mi esprimerò sull’Italia.
      Mi lamento sì e con forza contro i populismi italiani. Specialmente se un popolo per anni ha mandato al governo una associazione a delinquere, poi rendendosi conto, quando oramai ci aveva massacrato, che anche loro ci stavano rimettendo.

      E mi lamenterò ancora di più su coloro che gridano perchè ora in difficoltà, indignandosi delle malefatte di alcuni politici che hanno mandato al potere fino all’altro ieri perchè facevano loro comodo.

      No non mi sta bene, perche allora comincio a gridare anche io ma contro questa gentaccia che consapevolmente ed in continua auto-assoluzione ha contribuito a distruggere il nostro paese fregandosene. Speculando sull’illegalità diffusa per un mero e discutibile tornaconto.

      Mi lamento, mi lamento eccome. E anzi mi incazzo quando sento che “prenderanno il bastone”.

      Perchè se andate ad analizzare, quelli più rivoltosi sono proprio quegli imprenditori da quattro soldi che hanno votato la destra peggiore di Europa per anni, pur sapendo che si trattava di una associazione e delinquere, per un ideologico sentimento anti-sinistra (sono tutti comunisti dicevano, fosse vero…) e che sarebbero ben felici e contenti di politche ultra-liberiste, pensando magari di avere il proprio tornaconto dalla svendita dello stato.

      Possono pure prendere il bastone, ma sappiano che tanti (me compreso) prenderanno la clava.

      Perchè questa gente mi ha veramente rotto i coglioni.

      • Scusami se sorrido mentre scrivo… Non è certo per fare facili ironie o prenderti in giro (non mi permetterei mai!).
        E’ che trovo curioso che una persona come te, decisamente alla sinistra del riformismo socialdemocratico, con posizioni molto nette di ispirazione socialista (socialismo vero non il merdume craxiano), venga ogni tanto confuso su queste pagine come una specie di apostolo della conservazione ‘migliorista’, nella preservazione immobilista dello statu quo.
        Io, pur nel mio “radicalismo” e divergenza di soluzioni, so che non è affatto vero. A volte non è sempre semplice cogliere tutte le sfumature… Si preferisce identificare entità simboliche in effige di errori altrui per congruenza di appartenenze…
        Ci vuole pazienza amico mio; non è il caso di accapigliarsi tra le troppe anime della sinistra anche tra di noi… C’è già troppa concorrenza in merito.

  6. Il Ribelle Says:

    Mi rendo conto però di un paio di cose:

    1 – Il mio modo di scrivere non è dei migliori e a volte non si capisce effettivamente quello che scrivo.

    2 – A volte la complessità delle questioni che propongo, unita ad un senso della realtà cinico da parte mia, può portare a fraintendimenti e incomprensioni. Insomma a volte non è facile starmi dietro. Mi capita non poche volte.

    Per quanto riguarda Craxi e la mia ossessione per i numeri ricordo solo che è riuscito a portare il rapporto debito/PIL dal 80% al 120% senza fare un cazzo… bisogna impegnarsi eh…non ci riuscirebbero tutti. Ma sì…qualcosa ha fatto: ha ingrassato come maiali tutti i suoi amici compreso il capo dell’associazione a delinquere che tanto piace agli italiani.

  7. @ Ribelle, scusami per questo ritardo, purtroppo in questo periodo sono impegnato in un trasloco (e altro). Cmq assolutamente niente di personale, nessun bisogno di “accapigliarsi”, e , non conoscendo i tuoi precedenti interventi, cercherò di leggerti o rileggerti con cura. Mi pare che sul populismo in generale, e sul grillismo in particolare, ormai abbiamo un quadro abbastanza chiaro, un po’ meno su come andare oltre e, ahimé in politica non ci sono vuoti. A sinistra siamo messi male, c’è poco da fare, e non credo sia sufficiente il “tifare rivolta dentro il m5s”. D’altra parte se avessimo già la soluzione vorrebbe forse dire che saremmo già oltre questa triste fase
    cordialmente

    • Il Ribelle Says:

      Si può anche avere la soluzione, bisogna vedere se gli attori in campo hanno la volontà di realizzarla. Da quello che sto vedendo, no, e ti parlo di Europa non di Italia.

      E se i miopi governanti nord-europei non se ne accorgono le conseguenze saranno catastrofiche.

      Detto questo dienigo sempre le soluzioni posticcce che, dal mio punto di vista non fanno altro che peggiorare la soluzione.

      Per quanto riguarda l’Italia, la situazione attuale ci dice che un governo di Sinistra (o centro-sinistra, o quello che più piacerebbe alle anime diverse della sinistra) non si avrà mai, almeno non nei prossimi 20 anni.

      Questo deriva, a mio avviso, più dalle condizioni socio-culturali del nostro paese, che dalla scarsità degli attori in gioco a sinistra. Un Lula o un Roosevelt (per me il miglior presidente degli Stati Uniti di sempre) tanto per fare un paio di nomi e non scontentare nessuno, prenderebbero in Italia non più del 30% dei voti.

      • Con ogni probabilità hai ragione, ma credo anche che non sia indifferente un problema di coraggio: coraggio delle idee, intransigenza nei valori.
        Negli anni 70 lo scleritizzato PCI (da solo!) prendeva intorno al 35% dei consensi elettorali, parlando di “comunismo”, “proletariato”, “lotta di classe” (roba che oggi manco i rifondaroli di Ferrero!)…
        Tanto per dire, ho risfogliato per caso gli “scritti corsari” di Pasolini, raccolta di editoriali pubblicati all’epoca su “Il Tempo” e il “Corriere della Sera”: sono una roba che oggi non verrebbe editata manco su “Il Manifesto”!
        Era allora l’Italia meno conservatrice, provinciale, gretta e fascista di quella attuale?!?

        Oggi che il centro-sinistra istituzionalizzato sembra una copia sbiadita e imbarazzante della vecchia sinistra democristiana, che esalta il mercato ed il capitale, rotto a tutti i compromessi possibili, che parla di privatizzazioni e sussidiarietà, ed a livello europeo è nettamente più a destra della SPD tedesca, non supera il 30% dei voti.
        Forse perché questa “sinistra” italiana, trincerata nei suoi apparati di partito, fossilizzata nelle sue antiche logiche spartitorie e tatticismi di togliattiana memoria, ha smesso di parlare al Paese, lontana com’è dalla società reale, col suo vuoto assoluto di idee e di proposte e di ideali, nella mera preservazione del presente e cooptazione di poltrone. Il peggio del vecchio PCI e della DC messi insieme.

        Lo spettacolo osceno dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sta li a dimostrarlo in tutto il suo rivoltante squallore.

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