
È educativo studiare l’involuzione democratica in atto, verso le forme autoritarie di un nuovo bonapartismo, sicuramente più funzionale alle aspirazioni monarchiche del Piccolo Cesare, nella sostanziale acquiescenza dei poteri di garanzia e nell’apatia del popolino felice nella sua insipienza plebea.
Capita così di assistere al progressivo smantellamento delle attuali architetture costituzionali, nello stravolgimento stesso dello Stato di diritto con la sua rigida suddivisione di poteri, in funzione di un curioso paradosso…
In nome del popolo sovrano, che però non ha alcun potere di scelta o di controllo, si invoca “la centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale“. Peccato si tratti di un parlamento di nominati, sempre più svuotato di competenze e di ruolo, trasformato da Camera dei Deputati in una dependance delle camere penali, e ridotto a suk di compravendita elettorale, dove ci si limita a convertire in legge i decreti su presentazione governativa.
A tal proposito, è pacifico intendimento porre la totalità delle funzioni nelle mani di un esecutivo onnipotente, sciolto da qualunque controllo e al di sopra di ogni legge, titolare di un potere totalizzante e totalitario su ogni altro ordine dello Stato.
Coerentemente con la sovranità popolare, è cosa normale, assai in sintonia con la libera partecipazione democratica, boicottare in ogni modo il ricorso ai referenda, in quanto uno dei rarissimi momenti di democrazia diretta previsti dal nostro ordinamento e dunque limitati nella funzione (abrogativa e mai propositiva) e nel raggiungimento del quorum (problema che non si pone in nessun altro tipo di consultazione).
Perciò, è assolutamente naturale cercare di cancellare i quesiti sul nucleare e sulla privatizzazione dell’acqua, attraverso la promulgazione di un nuovo decreto governativo, scavalcando la ‘centralità’ di quel parlamento che si vorrebbe “supremo titolare della volontà popolare”. Pertanto, con un mezzuccio da legulei (specialità della casa), e tramite un vero scippo di democrazia, con una decisione d’imperio da parte del ministro interessato (il bancarottiere Paolo Romani) si impedisce la libera consultazione dei cittadini. E per decreto, su pressione confindustriale (la Marcegaglia se ne è vantata pubblicamente!), si cancella un referendum fino a “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea“.
E d’altra parte si tutela il Papi, cercando di far decadere il quorum che potrebbe pregiudicare l’approvazione del “legittimo impedimento” ad essere processato, per tutelarsi da altre noie nella sua coazione a delinquere sicuro dell’impunità.
In una democrazia ormai in ostaggio, ciò avviene senza alcun passaggio parlamentare e senza mettere in discussione i contenuti della Legge 133, che recepisce le direttive del DL 112/08 ad insindacabile stesura governativa. Né si attende il giudizio della Corte di Cassazione, l’unica titolata alla revisione dei quesiti referendari, confidando piuttosto sulla firma per quieto vivere del Bell’Addormentato sul Colle.
Del resto, questo governo ci ha insegnato che le leggi elettorali si cambiano in base ai sondaggi e vengono elaborate in funzione della maggioranza uscente, a limitazione del danno, con premi elettorali studiati su misura.
Fedele al sacro principio della sovranità popolare, la corte del Pornocrate ha deciso che i referenda, specialmente se il risultato non piace, hanno una scadenza naturale. E, nonostante tutto, quando c’è il rischio che si raggiunga un nuovo quorum, allora si sospende la legge da abrogare, si cancella il referendum, e si ripresenta la norma intatta ad un anno di distanza.
In una maggioranza relativa che si appresta a diventare dittatura assoluta nell’impunità del numero, il parametro di riferimento risiede nel gioco delle tre carte, dove è chi tiene il banco a decidere le regole apparenti, che sistematicamente viola a suo unico vantaggio.
Saggiata la malleabilità degli argini costituzionali, aperta la breccia, si procede ad ondate concentriche per scardinare il resto dell’impalcatura istituzionale, secondo una prassi ormai collaudata:
I) Si inondano le Camere con proposte di legge, sempre più provocatorie, presentate come un’iniziativa personale (è la formula di rito) decisa autonomamente da parlamentari che sembrano muoversi in solitario, ma in realtà funzionali ad una strategia ben precisa. Soltanto nell’ultimo mese, si va dalla cancellazione del divieto di ricostituzione del partito fascista, alla riscrittura dei libri scolastici perché filocomunisti (un must dei neofascisti al governo), passando per l’abolizione della Festa di Liberazione. E si finisce con la riscrittura dei singoli articoli della Costituzione, arrivando a mettere in discussione persino i suoi principi fondamentali.
II) Si testano le reazioni, si sondano le disponibilità trasversali e, secondo la permeabilità dell’iniziativa, si decide se appoggiare o meno le singole proposte, strutturandole in iniziative legislative.
Tanto per dire, il cosiddetto “processo breve” (la prescrizione ammazzaprocessi) si è arricchito in corso d’opera con una serie di emendamenti ad hoc che, a sentire i relatori del provvedimento, mai sarebbero stati recepiti nel testo definitivo. Potete avere un saggio della loro natura leggendo QUI e anche QUI. Confezionati su misura e presentati a titolo personale, sono stati dapprima sconfessati ufficialmente e quindi convertiti in articoli dietro le quinte. Naturalmente sono diventati parte integrante della norma.
C’è del metodo in tutto ciò. Ed ha un’impostazione di tipo militare:
Si mandano in avanscoperta pattuglie isolate di Akingi per esplorare il territorio, saggiare la resistenza del nemico, e verificare la disponibilità di quinte colonne. Si procede secondo una direttiva estesa su più fronti di penetrazione, tanto per spiazzare la linea di difesa. Se l’incursione ha successo, il resto dell’armata interviene in appoggio, sostenendo l’offensiva con un attacco di massa.
Nella sua presunzione di impunità, c’è da chiedersi se il Pornonano si reputi eterno e se non pensi di tradurre il suo mandato in una investitura ad vitam, come un qualunque rais africano. Perché è chiaro che un simile sbilanciamento di poteri a proprio favore, non contempla l’opzione di un passaggio di consegne o l’ipotesi di un ruolo d’opposizione, in caso di sconfitta elettorale.
Cosa pensa di fare il Pornocrate?!? Preparare un pacchetto di decreti con norme variabili, a seconda di chi vince le elezioni, magari approvati ad una settimana dalla tornata elettorale?!? Sospendere gli scrutini gridando (come d’abitudine) ai brogli, se i risultati lo danno perdente?!? Proclamare la legge marziale, annunciando un’invasione da Marte?
Un assaggio potremmo averlo presto, qualora dovesse perdere le amministrative a Milano.
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This entry was posted on 23 aprile 2011 at 20:03 and is filed under A volte ritornano with tags Autoritarismo, Bonapartismo, Costituzione, Democrazia, Italia, Liberthalia, Parlamento, Quorum, Referenda, Referendum, Stato di diritto, Totalitarismo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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24 aprile 2011 a 19:29
dovremmo riflettere su un paio di cose. La prima è che se il Poer Nano ha paura del referendum, e quindi della volontà popolare che prima non perdeva mai occasione di sbandierare in giro, significa che qualcosa sta cambiando. Sarà stato il fattore Ruby (dato che i suoi processi non interessano ad un fico secco, e li ha sempre avuti dagli anni ’70)? Secondo te, anche se si andasse a votare pure senza nucleare ed acqua, quindi solo per il processo breve, ci sarebbe una buona affluenza?
La seconda, che anche tu hai evidenziato, riguarda la forma “eterna” con cui il Sultano legifera su se stesso. Non ha praticamente mai messo in conto di andare in pensione o finire all’opposizione, senza pensare che dopo un’eventuale sconfitta, i privilegi che si vuole riservare finirebbero al nuovo presdelcons. Capisco che si creda una sorta di divinità, ma questi “intoppi” andavano presi in considerazione quantomeno dai suoi cervelloni avvocatoni azzeccagarbugli…
PS. Mi sembra sempre più di essere dentro un libro di Orwell.
PPS. Buona Pasqua…
25 aprile 2011 a 01:14
Carissima!
Intanto ricambio gli auguri, specialmente in concomitanza con la Festa di Liberazione..:)
In merito alle tue riflessioni, mi onori sempre di considerazioni troppo alte rispetto al mio modestissimo ruolo… Proverò a dare un piccolo contributo in merito:
1) Se non ricordo male, è dal lontano 1997 che in Italia i referenda non riescono più a raggiungere il quorum (compresi quelli costituzionali la cui validità prescinde però dall’affluenza).
Ne consegue che l’istituto referendario vive già di suo una crisi profonda e apparentemente irreversibile. Poi le cause possono essere molteplici… Tra queste non escluderei un certo “abuso” che del ricorso al referendum si è fatto nell’ultimo decennio, con i quesiti più assurdi. A tal proposito, sottoporre a referendum le modalità di elezione della componente togata (cioè proveniente dalla magistratura) con l’abolizione del voto di lista, credo costituisca il caso estremo e contribuisca a spiegare perché il referendum perda sempre più di credibilità.
Non parliamo invece della formulazione dei quesiti sulla scheda! A proposito della consultazione di Giugno 2011, il secondo quesito sulla privatizzazione della gestione idrica è emblematico:
«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
Penso al mio vicino di casa che confonde Iran con Pakistan e non riesce a pronunciare la parola Afghanistan (affannisthan…agafanistan…aaghhh!!!). Però vota!
A maggior ragione, ci sarebbe da aggiungere che la maggior parte dell’elettorato è un corpo passivo che si nutre di immagini e di suggestioni, che ne scuotono l’emotività. Se non ci fosse stata la catastrofe di Fukushima a colpire l’immaginario collettivo, temo che il raggiungimento del quorum sarebbe stata un’ipotesi assai remota.
Pertanto, se il referendum di giugno sarà ridotto al solo “Legittimo impedimento” (la cui funzione i 2/3 degli italiani non saprebbero spiegare), sono pronto a scommettere su un’affluenza tra il 24 ed il 27%. Ed è proprio questo ciò in cui il Pornocrate confida.
Spero di sbagliarmi e perdere la scommessa.
2) Scimmiottando Orwell (e pure Aldous Huxley), improvvisiamo un po’ di fantapolitica…
Secondo me il Pornonano è perfettamente consapevole dei rischi impliciti della sua legislazione speciale, in virtù della regola del contrappasso.
Siccome dal personaggio mi aspetto ormai di tutto, non mi sorprenderei se venisse studiato un provvedimento ad hoc, per rinviare la data delle elezioni politiche:
Magari si può far slittare lo scioglimento delle Camere. Tecnicamente, basterebbe creare una nuova “emergenza” nazionale (una specialità del governo B.) come già avvenuto per il terremoto in Abruzzo… l’esodo biblico dei 2 milioni di profughi dalla Libia… l’invasione degli ultracorpi…e presentare allo scopo una serie di decreti legge a carattere d’urgenza, prolungando i lavori parlamentari in modo da bloccare la convocazione dei comizi elettorali. E ciò produrrebbe un’ulteriore ritardo nella data delle elezioni.
In questo lasso di tempo, cosa impedirebbe alla banda del Biscione di allestire in fretta e furia una nuova legge-porcata, magari ridisegnando i collegi elettorali e cambiando i premi di maggioranza?
Per esempio, si potrebbero accorpare le circoscrizioni elettorali tendenzialmente orientate a “sinistra”, e frazionare di numero invece quelle maggiormente a “destra”, attribuendogli un maggior numero di eletti. Il numero dei deputati eletti da ciascuna regione non muterebbe, ma cambierebbe di molto il colore politico e di conseguenza l’attribuzione dei premi di maggioranza, specialmente se ripartiti su base regionale.
Poi c’è il collaudato sistema dei “brogli”, veri o presunti, col riconteggio delle schede e, nei casi più estremi, la sospensione del risultato elettorale.
Esempio: il ministro dell’interno del governo uscente con decreto ministeriale ritarda l’insediamento del nuovo governo; in contemporanea parte a tamburo battente una campagna mediatica che punta a invalidare il risultato elettorale con l’indizione di nuove elezioni, denunciando gravi irregolarità negli spogli. Difficile trovare TG e “opinionisti” che si prestino al giochino, vero?!?
Magari un paio di bombette nelle stazioni giuste, qualche incombente “minaccia islamica” o “attentato anarco-insurrezionalista”, potrebbero giustificare la stesura di un nuovo pacchetto di leggi speciali con l’attribuzione di poteri straordinari di polizia e deleghe speciali ai commissari di governo. Qualche retata di massa, provvisorie sospensioni di alcune garanzie costituzionali (in attesa di riscriverle). Et voilà! Si possono ritardare le elezioni di almeno 18 mesi, facendo in modo di pilotarne gli esiti verso una soluzione molto più favorevole…. ad personam!
Un golpe bianco… e nessuno direbbe niente. Certo qualcuno potrebbe protestare… ma le transumanze dei pecoroni pacifondai non spaventano proprio nessuno…. poi se c’è qualche minoranza che fa più casino delle altre, resta validissimo il metodo G8 di Genova, che così ottimi risultati ha dato….
Formalmente, l’assetto istituzionale resterebbe invariato, nell’alveo della ‘legge’, e nel ‘rispetto’ del parlamento. Di fatto, ci troveremmo di fronte ad un coup d’état morbido, indolore, e nascosto nelle pieghe di una pura finzione democratica. Il grosso degli italiani non s’accorgerebbe di nulla.
È chiaro che le mie sono ipotesi per assurdo, totalmente irrealistiche e senza alcun fondamento…:)

25 aprile 2011 a 19:45
buona festa della Liberazione anche a te! 🙂
E mi raccomando, sempre troppi complimenti eh! Le mie non erano affatto considerazioni alte, soprattutto se confrontate alla tua risposta interessantissima. Anche io mi auguro che le tue previsioni riguardo al referendum si rivelino sbagliate… ricordo, quando ero piccola, un referendum riguardo alle staminali (o erano embrioni? O qualcosa di genetico?), per il quale era stato messo in onda uno spot osceno che non spiegava nulla, anzi incasinava ancora di più. Chissà il tuo vicino cosa votò! O_O
La “fantapolitica” che scrivi qui non è poi così tanto “fanta”… ma questo lo sappiamo entrambi, tu ancora più di me. E allora che fare, noi poveri profeti incompresi? Scappiamo? Cerchiamo un Paese normale altrove?
26 aprile 2011 a 13:56
Paradossalmente, il mio vicino di casa (che è un fiero conservatore) votò per la libera ricerca sulle cellule staminali: mi piombava in casa per spiegare a me l’importanza del voto al referendum!
E’ persona che nella vita ha sofferto di gravissimi problemi di salute e conosce bene, sulla sua pelle, il valore della ricerca, visto che deve la sua sopravvivenza ad una serie di cure assolutamente sperimentali.
Conoscendo il tipo, si sarà presentato davanti al seggio mezz’ora prima dell’apertura..:)
In merito agli aspetti “fantapolitici”, non credo all’esistenza di “Paesi normali”: la ‘normalità’ è concetto aperto a tutte le interpretazioni..:)
Certo l’Italia sotto molti aspetti rasenta il parossismo, ma quello che vedo (e che ho visto) all’estero non mi sembra poi tanto migliore… Nonostante tutto, io amo la nostra cara vecchia Penisola, e pure i suoi abitanti che mi fanno tanto inkazzare! Non mi ci vedo a fare l’emigrante..:) E poi detesto le “fughe”: se necessario, si resta sul posto di combattimento fino alla fine, specialmente quando la battaglia si fa più dura.
26 aprile 2011 a 14:15
sono contenta che in quel caso si sia creato tale interesse per il tema del referendum… magari fosse sempre così (per i quesiti sensati, ovvio) per ogni italiano!
Anche io amo il mio Paese. Visceralmente. Oltre alla posizione geografica meravigliosa, siamo pieni di fortune e risorse, abbiamo una cultura sconfinata e un sacco di menti brillanti. Sono cose che ti vengono in mente quando sei all’estero… però poi vedo come vanno le cose, e so che qualcosa della mia vita dovrò pur farne. Vedo solo deserto. E l’orizzonte è sempre più lontano. E’ per questo che chiedo spesso, a chi riesco, se propenderebbe per l’emigrazione o no.
26 aprile 2011 a 17:24
A dire il vero, i referenda sulla “Procreazione assistita” (così si mi pare si chiamassero) sono stati un flop, con un’affluenza inferiore al 26%.
“…poi vedo come vanno le cose, e so che qualcosa della mia vita dovrò pur farne. Vedo solo deserto. E l’orizzonte è sempre più lontano.”
Anche nel deserto c’è vita..:) Se conoscessi il segreto del ‘senso della vita’, sarei felicissimo di fartene dono, ma per nostra comune sfortuna sono sprovvisto di simili virtù.
Posso dirti però che a volte la ricerca è più appassionante del risultato e che il viaggio può essere migliore della meta.
Posso dire che porsi degli obiettivi è sicuramente giusto e funzionale alla realizzazione delle proprie aspirazioni, ma che obiettivi troppo ferrei possono essere un limite, poiché nulla si realizza mai come avevamo pianificato.
Posso suggerirti, prima di accingerti in ogni tua ricerca interiore, di definire bene ciò che sei, cosa vuoi e soprattutto cosa puoi ottenere. E non crucciarti mai troppo se le cose non vanno per il verso giusto o desiderato..:) Spesso negli imprevisti, e persino nelle sconfitte, possono nascondersi grandi opportunità.
Nell’ambito della vita professionale e della realizzazione pratica, l’Estero può essere anche una soluzione, o meglio un’opzione possibile. A patto di saper gestire la nostalgia, gli affetti, ed essere fortemente competitivi.
Certo oggi va molto di moda l’esaltazione di questi presunti gggiovani europei, dinamici e senza confini: brillanti cervelli in carriera.
E molte delle persone che conosco si sono giocati la carta europea: dalla gettonatissima Londra, alla sputtanatissima Barcellona, fino a Berlino, Parigi e persino Stoccolma.
Quello che ho visto nella maggior parte dei casi sono persone sradicate, ritornate in Italia dopo anni, senza arte né parte, ma in preda ad una cronica sindrome di Peter Pan. Gente che ha impostato la sua permanenza straniera come un eterno Erasmus da studente fuorisede: case tenute un porcile; ogni stronzata buona per tirare fino a mattina e fare festa.
La maggior parte di loro svolge o ha svolto “lavoretti”; la differenze è che sono meglio pagati che in Italia.
Gli altri, i più seri, si arrangiano con borse di studio (integrate con iniezioni di denaro dai genitori!) in eterni percorsi universitari post-lauream.
Quelli davvero preparati, che valgono, guadagnano assai bene e sono perfettamente inseriti nel contesto produttivo, ma non hanno alcuna forma di vita sociale, se si eccettuano robotici partner tutta carriera.
🙂 Si parla tanto di “integrazione”, ma quelli che conosco io si tenevano rigorosamente alla larga dagli autoctoni (che d’altra parte li evitano quasi con disprezzo), frequentando soltanto altri italiani o stranieri, ospiti come loro. Ho un’amica che ha vissuto 8 anni in Spagna e, parola sue, non ha mai stretto amicizia con uno spagnolo (“sai si frequentava un sacco di sudamericani ed altri italiani”). Ma la stessa cosa mi dicono gli “inglesi”, i “francesi”, i “tedeschi”, “olandesi”, e gli “svedesi” d’adozione.
Quindi, come avrai ben capito, non propendo per l’emigrazione. Decisamente no..:)