Non disturbate il genocida
Dell’insana passione che il Nano delle Libertà sembra coltivare per i dittatori avevamo già parlato [QUI e ancora QUI]…
Del resto, il personaggio non è nuovo all’intreccio di amicizie pericolose. Pertanto, l’allucinato despota libico non costituisce certo un’eccezione, ma una regola diffusa nel solco inodore degli ‘affari’. Coerentemente, dinanzi ad una spietata repressione militare, almeno inizialmente, il campione brianzolo delle libertà non ha nulla da eccepire. E certo non intende per così poco disturbare l’amico Gheddafi, salvo virare coi consueti giri di valzer nel momento in cui le cataste di cadaveri intasano gli obitori e l’appoggio incondizionato al dittatore diventa difficilmente sostenibile. Specialmente se bombarda con l’aviazione le proprie città in rivolta.
Intendiamoci: dietro la facciata del biasimo ufficiale, tutti hanno fatto affari con Gheddafi ma nessuno aveva mai raggiunto i livelli di supina accondiscendenza, esibiti dallo statista di Arcore in pubbliche (e imbarazzanti) pagliacciate.
Anche il papa re aveva il suo boia, ma non per questo lo invitava nelle cerimonie ufficiali, tributandogli i massimi onori, con atto di sottomissione…
Questa diplomazia del focolare, che trova nell’imbalsamato Frattini The Mummy (ex maestro di sci per i rampolli della real casa) la sua massima espressione, ha pensato bene di assecondare i capricci di un personaggio assolutamente inaffidabile. Ci si è legati mani e piedi alle sorti di una delle più spietate dittature nordafricane, sposando in pieno le sorti di un despota sanguinario, responsabile di alcuni dei più odiosi eccidi terroristici che mai abbiano sconvolto l’Europa.
Senza curarsi troppo dei possibili risvolti futuri, il governo italiano si è piegato al giogo di una politica ricattatoria e ambigua, che sembra contraddistinguere le relazioni libiche. In tale contesto, gli interessi nazionali dell’Italia soggiacciono a quelli privati di pochi gruppi industriali legati all’apparato governativo, che per inciso presentano non poche analogie con le élite del potere descritte da Wright Mills.
Tuttavia, mai l’Italia aveva raggiunto un simile livello di irrilevanza internazionale, cancellata dalle agende estere che contano, e quindi restituita al suo ruolo di colonia americana, per di più relegata ai margini delle province dell’Impero.
In proposito i cablogrammi di wikileaks, tra le molte ovvietà, ci consegnano l’immagine di un paese da operetta, privo di qualsiasi visione strategica indipendente e di ampio respiro; senza una vera politica estera; completamente appiattito sui revanchismi mercantilistici e personali del piccolo monarca italico, ansioso di compiacere l’alleato statunitense oltre le stesse aspettative di Washington.
L’Italia detiene, per questioni storiche e geografiche, un ruolo di primo piano nello scacchiere del Mediterraneo. Un’accorta pianificazione geopolitica avrebbe richiesto la preparazione di un accurato piano di intermediazione sotterranea per una successione indolore, specialmente nel caso di un regime quarantennale come quello libico. La contingenza delle circostanze avrebbe dovuto suggerire lo studio di opzioni alternative, con l’apertura di nuovi canali di contatto con nuove figure maggiormente credibili, e soprattutto presentabili. Si sarebbe dovuta sondare la disponibilità dei gruppi tribali più influenti e stabilire una cooptazione dei clan più rappresentativi di una società beduina, imbrigliata nelle forme primitive di uno Stato padronale incardinato interamente sulla famiglia Gheddafi a tal punto da rischiare di scomparire con essa.
In fin dei conti, in Libia la prima forma embrionale di uno stato pre-moderno prende forma durante le reggenze barbaresche del XVI secolo. A tal proposito, pessima era la fama dei pirati tripolini, tra tutti gli stati corsari della Barberia. Alle taifas guerriere dei mercanti-corsari subentra (nel 1912) l’amministrazione coloniale italiana che impianta gli innesti di uno Stato repressivo e discriminatorio, le cui strutture vengono sostanzialmente ereditate da Gheddafi nella sua palingenesi islamo-nazionalista dopo il golpe militare del 1969, senza mai mettere delle vere radici sociali e condivise.
La possibile dissoluzione dello Stato libico creerebbe un pericoloso vuoto di potere, capace di destabilizzare l’intera area con effetti dirompenti:
a) L’esercito nazionale spezzettato in funzione delle solidarietà tribali e frazionato in fazioni contrapposte.
b) La regione Cirenaica di fatto indipendente, ma priva di risorse reali; magari rifornita di armi dall’Egitto intenzionato a diventare una micro-potenza regionale, contando sulla frammentazione libica.
c) La contrapposizione tra le province orientali e la Tripolitania, sempre più nel caos, col rais ed i suoi fedelissimi asserragliati nella capitale.
d) Le regioni sahariane dell’interno abbandonate a loro stesse, con presidi militari isolati e tagliati fuori dalle principali linee di rifornimento e vettovogliamento.
e) Squadracce disperate di mercenari allo sbando, senza via di fuga, e per questo resi folli dal terrore del linciaggio.
f) Lo squagliamento progressivo dell’intero apparato statale, magari sostituito da signorie armate, con l’apertura dell’immenso territorio libico ad ogni genere di traffico illecito.
g) Nel mezzo, masse di profughi che rimbalzano dai confini dell’Egitto a quelli della Tunisia (senza dimenticare la turbolenta Algeria), rischiando di travolgere il fragilissimo equilibrio dei due traballanti vicini sconquassati dalle rivolte e dalla crisi economica.
Dinanzi a simili prospettive, è vergognosa l’inconsistenza politica dell’Unione Europea, rattrappita dai suoi piccoli egoismi nazionali, dalle meschinerie ipocrite di cancellerie pesantemente compromesse coi regimi dei rais nordafricani, e per di più in drammatica crisi di credibilità presso il proprio elettorato. Al sostanziale fallimento delle strutture comunitarie, alla pletorica inutilità di organismi come Frontex, si aggiunge la totale l’assenza di un piano comune d’intervento di una UE che non perde occasione per dimostrare la sua perniciosa inutilità. È evidente infatti che alla sedicente “Unione” null’altro preme al di fuori del libero scambio delle merci, della sostanziale demolizione di ogni solidarietà sociale e welfare, ad esclusivo vantaggio del capitale finanziario e delle grandi banche d’affari.
Non merita commenti l’ONU che, con abbondante ritardo, si riunisce in consiglio per deplorare la repressione e invitando il colonnello Gheddafi al rispetto dei “diritti civili”, dando così prova di rara idiozia e pilatesco declino di ogni coinvolgimento.
È ovvio che, vista la totale assenza della comunità internazionale, il peso enorme della crisi libica ricadrà quasi interamente sulle spalle dell’Italia e dei Paesi nell’immediato più coinvolti (Malta!), che si ritroveranno a gestire l’emergenza in totale solitudine, in attesa di un possibile e (a questo punto) auspicabile intervento USA.
Vista l’inesistenza di referenti credibili, a maggior ragione l’Italia si sarebbe dovuta attivare autonomamente (e per tempo), rivendicando il suo ruolo di intermediatore fondamentale nel bacino mediterraneo. Invece, assistiamo ad un politica miope e priva di lungimiranza, contraddistinta dall’assoluta assenza di qualsiasi reale strategia d’intervento, da parte di un governo nel panico e che ora è costretto a correre ai ripari senza sapere bene dove mettere le mani. Il timore più grande sembra circoscritto in prevalenza verso l’ondata migratoria che, probabilmente, sarà assai più contenuta rispetto alle dimensioni “epocali”, paventate dal ministerume berlusconiano.
La crisi dei regimi nordafricani, travolti da un dirompente effetto domino, sembra aver colto completamente impreparate la nostra diplomazia e la nostra intelligence, nel sostanziale disinteresse del governo in tutt’altro affaccendato, occupato com’è a garantire l’impunità del libidinoso rais nostrano che ora pensa si risolvere la crisi con un paio di telefonate.
This entry was posted on 23 febbraio 2011 at 15:27 and is filed under Risiko! with tags Affari Esteri, Barberia, Charles Wright Mills, Cirenaica, Diplomazia, Esteri, FRONTEX, Geopolitica, Governo, Italia, Liberthalia, Libia, Mediterraneo, Muhammar Gheddafi, Nord Africa, ONU, Silvio Berlusconi, Tripoli, UE, Unione Europea, USA, Wikileaks. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
23 febbraio 2011 a 17:14
carissimo ♥
come abbiamo potuto appurare, essere amici di B porta sfortuna. Ora manca solo che caccino Putin (o il suo scagnozzo, che dir si voglia), poi abbiamo concluso con gli affetti esteri.
E intanto, come sempre, “e io pago!”…
23 febbraio 2011 a 20:35
“Io sono legato da un’amicizia vera con tutti i leader di questi paesi, col presidente Mubarak e la sua famiglia, col presidente Bouteflika, mio coetaneo, con il leader della Libia e con Ben Ali, presidente della Tunisia”.
Tra molti anni S. B. sarà ricordato come uno dei migliori comici del pianeta e le sue “geniali” e profetiche battute riempiranno libri e libri di aforismi umoristici.
23 febbraio 2011 a 21:56
@ Lady Lindy
Gli amichetti di padron Silvio sono ancora tanti e numerosi…
Questo perché il mondo è sempre pieno di tiranni più o meno “benevoli”, ma tutti pervicacemente amanti del potere assoluto. Per fare qualche esempio, dopo il socialista Gheddafi, c’è il maoista Isaias Afewerki in Eritrea…
C’è il marxista Hugo Chávez in Venezuela…
C’è l’irriducibile stalinista Aleksandr Lukašenko in Bielorussia…
C’è il bolscevico Nursultan Nazarbayev in Kazakistan…
Strano che B. non abbia ancora stretto una salda amicizia con Gurbanguly Berdimuhammedow (padrone del Turkmenistan), col quale avrebbe invece molto da condividere
Che sotto sotto Silvio sia in realtà un kommunista infiltrato?!?
@ Dicksick
In effetti è un vulcano in perenne eruzione… Evidentemente ignaro delle virtù divine del silenzio, specialmente quando non si ha nulla da dire, il Silvio nazionale pompa stronzate a getto continuo come un pozzo di petrolio caricato a merda. Come se non bastasse, è affiancato da spalle comiche di tutto rispetto, numerose a tal punto da costituire un corpo d’armata di rinforzo.
La cosa ha i suoi vantaggi comici, ma sul lungo periodo per la satira è un disastro. Come diamine fai a ridicolizzare personaggi assurdi, logorroiche macchiette da cabaret, che sembrano la caricatura estrema di sé stessi?!?
24 febbraio 2011 a 17:01
io sono sempre convinta che Silviuccio sia l’erede prossimo di Stalin, un comunista imprigionato nel corpo dell’imprenditore brianzolo… per questo ha crisi d’identità, oltre a tutte le altre cose che sappiamo.
24 febbraio 2011 a 17:55
🙂 Io invece spero che a 75 anni suonati sia finalmente arrivato al capolinea, una volta per tutte… A tal proposito, se è vero che il dominio di “Baffone” ha superato i 30 anni di potere totale, è anche vero che il nostro Silvione Lo Sporcaccione ha giusto raggiunto la stessa età del compagno Dzugasvili Vissarionovich al momento della sua dipartita (eterna).
Dopo Mussolini, non credo che dovremo tenercelo altri venti anni come l’amico Gheddafi..!
25 febbraio 2011 a 17:28
Uno degli articoli più lucidi che mi sia capitato di leggere sulla crisi in Libia. In poche parale non solo spieghi gli avvenimenti, ma anticipi anche gli eventi futuri.
I miei complimenti.
25 febbraio 2011 a 22:33
Che dire?!?
GRAZIE!!
16 dicembre 2015 a 09:39
Codesto intervento è oggettivamente scritto come si
deve, come tutto il il sito (https://liberthalia.wordpress.com) in generale.
Sono un vostro lettore, a presto.
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