STUPRO DI GUERRA

Lo stupro di guerra é il mezzo per umiliare e demoralizzare il nemico attraverso la distruzione e la denigrazione delle donne del suo stesso gruppo.

Nel bordello a porte aperte, conosciuto come il Casino delle Libertà, è giunto il tempo degli stracci. Impregnati dei peggiori umori della rilavatura di Casa, gli strofinacci volano copiosi sopra al capezzale del Re Pescatore. Il Partito dell’Amore servile sta infatti offrendo un gustosissimo saggio personalizzato di cosa intenda per sé medesimo, in perfetta sinergia con le perfide “fabbriche dell’odio” a libro paga: opifici specializzati della calunnia allargata e del dossieraggio organizzato, dei quali detiene la maggioranza esclusiva delle azioni, a dimostrazione che per i nuovi squadristi della libertà la miglior cura resta la “terapia Boffo”. Dell’Amore ai tempi di Silvio, esperienza piacevole come può esserlo un’epidemia di colera, beneficiario e sicuro testimone è Gianfranco Fini: il principale attenzionato di una lunga serie di conviventi sotto sfratto. Indeciso su tutto, risoluto ad autonomia ridotta, Fini pare l’edizione minore dell’Amleto alla corte del Re Silvio, dove il marcio è di casa, colpito in effige tramite la damnatio memoriae berlusconiana. Per la bisogna, si muovono in gran concerto gli specialisti organici ai giornali di famiglia che da un mese a queste parte hanno concentrato le loro amorevoli attenzioni non tanto su Gianfranco delfino ingrato, quanto sulla di lui compagna Elisabetta Tulliani con un’alluvione di inchieste presunte sul tinello della cucina, contratti d’affito monegaschi, e condoni edilizi sull’attico di famiglia, dedicando loro più articoli ed editoriali di quanti la triade Giornale-Libero-Panorama abbia mai pubblicato in 20 anni sull’origine ignota delle fortune finanziarie dell’Imperatore, i fondi neri Fininvest, e le 64 società off-shores della galassia All Iberian per il riciclaggio capitali. Così, tanto per citare alcuni dei 23 procedimenti penali che hanno interessato e coinvolgono il libidinoso Padrino di Arcore.
Del resto, la violenza mediatica ai danni della Tulliani risponde ad una strategia di guerra ben precisa e tra le più infami: lo stupro della donna del Nemico, specialmente quando non si può colpire direttamente quest’ultimo, tipica dei peggiori conflitti tribali. E in questo il Partito dell’Amore dimostra di essere una banda incallita di stupratori seriali. Ma ciò che più sconcerta è l’afasia di Gianfranco Fini che imperturbabile assiste allo stupro continuato della propria compagna, senza colpo ferire, continuando a permanere sotto lo stesso tetto dei violentatori, e non sapere bene cosa farà da grande. E questo la dice lunga sulla caratura umana del personaggio…
Ha un bel da fare Flavia Perina che, da Il Secolo d’Italia, si rivolge direttamente alle donne del PdL appellandosi alla loro nobiltà d’animo.
La povera Perina dimentica infatti una verità fondamentale: l’harem del Sultano non è luogo per solidarietà femminili né di “disagio”, ma spietata arena di perfidie dove ogni mezzo è lecito per la conquista del ruolo di favorita. Dovrebbe capire la Perina che nell’orgia di prestazioni ancillari, non esiste alcuna dignità da riscattare, specialmente quando a dominare è  la cupidigia delle odalische convenute nell’alcova imperiale per libera scelta, né mittenti alle quali indirizzare la sua lettera (QUI).
 In compenso, non ci resta che constatare come, ultimamente, proprio le lettere aperte siano tornate di gran moda…
Il buon Water, reduce da una stagione di eclatanti successi alla guida del suo rivoluzionario PD, scrive la bellezza di tre pagine al Corriere della Sera, senza mai pronunciare la parola ‘sinistra’ sostituita con nuove sperimentazioni semiotiche di sicuro successo e dal notevole impatto evocativo: “le culture di progresso”.
Il teologo Vito Mancuso è sconvolto dall’apprendere che Mondadori è stata appena beneficiata dalla solita leggina ad hoc, che la solleva dalla noia di dover versare 350 milioni di euro al Fisco, per mancati versamenti d’imposta. Così, dalla colonne de La Repubblica, il teologo spicca un ardito volo pindarico, avvitandosi in quegli inconcludenti esercizietti retorici che tanto piacciono a certa intellighenzia progressista.
Tanto per citare le ultime dal mazzo… 

«Il caso senza alcun ordine governa le cose umane e sparge i suoi doni con mano cieca, favorendo le inclinazioni peggiori. La terribile libidine vince i puri e l’inganno regna nella reggia del potente. Il popolo si compiace di conferire gli onori ad un infame; onora e odia gli stessi uomini.»
 
 (Seneca; Phaedra. vv 978-984)

È difficile appassionarsi al putridume da bassa macelleria politica, col suo riporto di schiume infette. Ragioni di profilassi consigliano di circoscrivere in un necessario cordone di quarantena la colliquazione necrotica che trasuda dalla carcasse della seconda repubblica.

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Una Risposta to “STUPRO DI GUERRA”

  1. Mister Y Says:

    Notevolissimo!
    Una bella scoperta il tuo sito

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