“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. LO.LI.TA. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita”.
(Vladimir Vladimirovic Nabokov, “Lolita”. Adelphi, Milano 1993)
Su come il Papi nazionale abbia conosciuto la sua Lolita non è dato sapere…
E questo è strano, visto che papi Silvio è sempre così prodigo di notizie, soprattutto per quel che riguarda la sua vita privata, che si è già premurato di illustrare al popolo, tramite l’invio di book personali con la sua “storia italiana” in carta patinata. Servizio completo: una soap opera dai tempi della prima comunione ad oggi.
Abbiamo le sue foto al mare in versione macho, ma anche la variante chansonnier quando ‘papi’ era l’ugola d’oro da Love Boat. Tuttavia, le nostre preferite sono le immagini edulcorate di Re Silvio, viola mammola nel suo giardino, mentre sceglie i fiori in tenuta da necroforo. Oppure quando, fresco di “Family Day” e nelle vesti candeggiate a freddo del cattolico devoto, papi rende omaggio al papa, riservando al teutonico pontefice il suo miglior baciamano per signore.
Ma Silvio, oltre che Re, è innanzitutto ‘uomo’. E come tale non disdegna la carne. Meglio se giovane. Se poi si pensa a quanto papi ami declamare ai quattro venti le sue avventure galanti, una simile reticenza è ancora più insolita. Al riguardo, qualcosa potete leggere su La Repubblica del 24 Maggio, dove si racconta degli strani soggiorni a Villa Certosa, residenza assurta a maison royale dove l’Imperatore consuma i suoi ritiri, sempre attorniato da ninfette che popolano il gineceo sardo e, probabilmente, le fantasie erotiche del padrone.
Nella sua investitura imperiale, papi Silvio rinvigorisce i fasti delle migliori corti, quando pochi autocrati coronati si contendevano il potere assoluto, senza inutili suddivisioni, liberi dai condizionamenti di “assemblee pletoriche e addirittura controproducenti”.
Corpo e sangue della nazione, il sovrano è abnorme negli appetiti come nelle sue ambizioni. La potenza regale vive e si trasfigura nella stessa potenza sessuale dei Re, incontenibile come le pulsioni che ne agitano gli istinti. In questo, Re Silvio non è da meno. Semplicemente, nella sua veste imperiale, ripercorre i passi consumati dei munificenti principi rinascimentali, lungo lo stesso solco tracciato da Enrico VIII d’Inghilterra e da Luigi XIV di Francia. Ogni sovrano ha le sue cortigiane e tra esse sceglie le predilette. E ogni favorita dura quanto i capricci del volubile protettore.
Sulla potenza amatoria di padron Silvio costituiscono ‘mistero di Fede’ (Emilio garantendo) le incredibili performance virili, che infuocherebbero le sue notti insonni di monarca in calore. Ambiguo Pigmalione di fresche fanciulle nel fiore degli anni, papi Silvio insegue forse l’antico desiderio del fiore proibito da seguire nella maturazione e cogliere in esclusiva, riservando le sue mature attenzioni a giovani protette da accudire e da guidare nel loro percorso formativo. Un’ossessione tutta provinciale, e molto senile, che si alimenta attorno alle mitologie sulla purezza virginale. Ossessionato dalle minorenni, nella sua satiriasi cerca e vede veline dappertutto: da Giorgia Meloni ad Emma Marcegaglia. Come se non bastasse, le tempeste testosteroniche di primavera devono aver sconvolto la mente del povero papi, a tal punto da non sostenere neanche più la finzione democratica che fin qui aveva (a fatica) mantenuto. In attesa dell’incoronazione finale, l’ultimo Imperatore parla apertamente di stravolgere la Costituzione a suo piacimento, di imbavagliare l’Informazione (almeno quel poco che ne resta), di ridurre il Parlamento in una dependance personale ad uso privato, di eliminare la Magistratura inquirente, di istituire milizie di partito per la ‘sicurezza nazionale’ e chiudere i lavoratori stranieri in campi di concentramento. Sbrodola sondaggi nordcoreani, grida ai brogli se perde le elezioni, e delira di non poter governare, pur avendo la più vasta maggioranza parlamentare mai ottenuta in Italia. E ancor non è felice.
Ciò naturalmente ci preoccupa e ci rattrista, così come le condizioni mentali dell’afflitto latin lover in overdose da Cialis.
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This entry was posted on 25 Maggio 2009 at 03:40 and is filed under A volte ritornano, Masters of Universe, Stupor Mundi with tags Assemblea pletorica, Autocrate, Democrazia, Emergenza democratica, Enrico VIII, Imperatore, Liberthalia, Lolita, Luigi XIV, Papi Silvio, Re, Satiriasi, veline, Vladimir Nabokov. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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29 Maggio 2009 a 12:00
Ciarpame, non mi viene in mente altro. Ovviamente mi riferisco alla condotta di Silvio B., il post è perfetto.
30 Maggio 2009 a 18:51
A voler dare un diverso nome al ‘ciarpame’ , si potrebbe parlare di “adescamento e corruzione di minore”… L’ennesima ciliegina (proibita) su una torta già disgustosamente ricca. Anche perché l’indignato/terrorizzato Papi certe prestazioni sembrerebbe compensarle con la concessione di cariche istituzionali e prebende pubbliche. Quindi vuol dire che i vizietti privati dell’Imperatore, nonché evasore, li pagano i contribuenti onesti. Poca cosa per un ultrasettantenne, frequentatore di golpisti (Licio Gelli e gli altri fratelli massoni della Loggia P2), amico di sospetti mafiosi (Marcello dell’Utri) e mafiosi conclamati (Vittorio Mangano).
Il Papi nazionale è essenzialmente la pancia flatulenta di un Paese costipato. Attualmente non mi sembra ci siano in giro né purganti né diete, in grado di ripristinare il giusto metabolismo. Evidentemente agli Italiani piace così…