Mondo crematorio

«Sono sceso giù per la fascia erbosa che cade ripida dal ripiano fino alla siepe di filo spinato. Qui sul pezzetto di terreno stretto tra il filo e il pendio, accanto al pozzo nero, una volta c’era la buca per la cenere. Ora vi hanno sistemato un cimitero in miniatura, grande come due lenzuoli, cinto di pietre grezze e con due scritte al centro: “Honneur et Patrie – Ossa humiliata”. Due espressioni, quasi due aforismi nei quali, come al solito, gli uomini condensano la rivelazione di una verità indicibile. Ma ciò che ora mi avvilisce non è l’isolamento cui sono condannati questi ripiani, bensì il silenzio in cui un elite previdente e tenace avvolge queste ossa humiliata. Chi nel momento dell’estremo pericolo per l’Europa aveva giurato di disinfestarla a fondo si è poi asservito ad altri interessi meno nobili, per raggiungere i quali l’esigenza di una vera denazificazione diventava un ostacolo. Così l’Europa è uscita dal dopoguerra, che avrebbe potuto essere il periodo in cui compiere la propria purificazione, come un’invalida a cui qualcuno abbia applicato occhi di vetro perché non spaventi i bravi cittadini con le sue occhiaie vuote, e tuttavia burlandosi di lei e offendendola con impudenza. E l’uomo europeo ha accettato questo perché, nonostante le sue esclamazioni altisonanti, in verità è indolente e pauroso, talmente abituato a tirare avanti con comodo e a ridurre tutto quanto a sistema da non trovare lo spazio per inserire, nel proprio ordine di preoccupazioni misurato col bilancino, il bisogno di un atto di fierezza. E se ogni tanto, nell’inconscio, prova vergogna per questa situazione da eunuco, si sfoga in grande stile nelle prediche moralizzatrici e nello stigmatizzare le gesta avventate della gioventù; ma ha già scialacquato in anticipo il patrimonio di onestà e di giustizia che avrebbe dovuto trasmettere alle nuove generazioni. Anche queste mie constatazioni sono però consunte al punto che nell’apatia generale risuonano come noiosi sermoni. Chissà, forse solo un nuovo ordine monastico laico potrebbe risvegliare l’uomo standardizzato, un ordine che vestisse il saio striato degli internati e inondasse le capitali dei nostri Stati, disturbasse con il rumore dei suoi zoccoli il raccoglimento dei negozi lussuosi e dei passeggi.»

  Boris Pahor
NECROPOLI
Fazi Editore; Roma 2008.

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2 Risposte to “Mondo crematorio”

  1. avicenna Says:

    Il giorno della memoria è trascorso da quasi un mese, ma la memoria storica, soprattutto quella tragica, va coltivata e trasmessa giorno dopo giorno, perché non è una frase fatta il monito civile di Primo Levi: “chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo”. Approfitto del ricordo toccante dello scrittore italo-sloveno Boris Pahor, partigiano, anch’egli internato nei lager nazisti, per consigliare vivamente, a chi conosce l’inglese, e in particolare a chi rivendica fieramente la propria nostalgia per il passato nazionalsocialista di terrore e morte, la lettura di questo libro scritto da Miklos Nyiszli, un medico ebraico, costretto, sotto la supervisione dell’infame “angelo della morte”, Joseph Mengele, a collaborare, in ruolo non personalmente cruento – era patologo – ad “esperimenti scientifici” sui suoi stessi correligionari. Il libro si intitola “Auschwitz: A Doctor’s Eyewitness Account” ed è stato definito dalla New York Review of Books ““The best brief account of the Auschwitz experience available”.

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